Le cheratiti sono processi infiammatori a carico della cornea, che rappresenta la principale barriera di difesa oculare, che possono guarire senza sequele (forme superficiali) o lasciando aree di cornea non perfettamente trasparenti definite “leucomi corneali” (forme profonde).
In relazione alla loro eziologia le cheratiti vengono divise in “cheratiti infettive” e “cheratiti non infettive”, che possono essere di tipo ulcerativo e non ulcerativo.
Tra le ulcere di tipo infettivo distinguiamo forme batteriche (Pseudomonas e Staphylococcus Aureus, figure 1 e 2), fungine (funghi filamentosi e lieviti come la Candida, figura 3), virali (tra le più frequenti troviamo l’Herpes Simplex Virus, figura 4) e protozoarie (Acanthamoeba, figura 5).
In presenza di un’ulcera non infettiva, invece, bisogna sospettare una patologia autoimmune, infiammatoria o neurotrofica (figura 6), escludere tossicità causata da farmaci e valutare la presenza di congiuntivite allergica. Altre cause di cheratite sterile possono essere le ustioni chimiche (acidi o alcali), fisiche (raggi ultravioletti) e le malformazioni o infiammazioni palpebrali.
I soggetti più a rischio sono: portatori di lenti a contatto (le lenti possono provocare micro erosioni), pazienti con occhio secco o altre patologie della superficie oculare, pazienti immunosoppressi, recente terapia steroidea prolungata, traumi recenti (soprattutto con materiale vegetale), pazienti affetti da Herpes Zoster (soprattutto in caso di interessamento cutaneo di naso e palpebre), pazienti che non utilizzano protezioni durante esposizione a raggi ultravioletti.
La maggior parte dei pazienti presenta epifora, fotofobia, occhio rosso, crescita dei vasi dal limbus verso il centro della cornea, blefarospasmo, sensazione di corpo estraneo, cefalea e a volte anche vomito.
Se non curate bene le cheratiti possono essere complicate da perdita di tessuto corneale con conseguente formazione di ulcera e rischio di perforazione.
La gravità può essere variabile e la diagnosi eziologica è essenziale, soprattutto in quelle forme che interessano la cornea centrale dove un trattamento adeguato e tempestivo ha lo scopo di prevenire e limitare un deficit visivo permanente.
Esse rappresentano una delle cause di cecità più importanti nel mondo, soprattutto nei paesi in via di sviluppo.
La terapia, diversa a seconda dell’eziologia, ha l’obiettivo di controllare l’infiammazione, l’infezione e di favorire la ricrescita dell’epitelio corneale.
La terapia delle cheratiti batteriche è rappresentata dall’utilizzo di antibiotici per via topica e/o orale ad ampio spettro, in monoterapia o in associazione (monoterapia con fluorochinolonici o associazione di fluorochinolonici e aminoglicosidici); in qualche caso si ricorre a cortisonici topici necessari per ridurre l’infiammazione.
Nelle cheratiti micotiche la terapia prevede l’utilizzo di antimicotici per via topica in associazione ad antimicotici sistemici; gli antivirali, per via topica e sistemica, vengono invece utilizzati come terapia nelle cheratiti virali.
Infine, nelle forme da Acanthamoeba la terapia antibiotica convenzionale non è efficace e si impiegano colliri particolari (PHMB e biguanidi); la terapia va protratta a lungo, anche per 6 -12 mesi.
La riepitelizzazione viene ottenuta tramite l’utilizzo di lubrificanti, lenti a contatto terapeutiche, oppure mediante chiusura palpebrale con bende o chirurgica. Nei casi in cui sono presenti cicatrici e/o irregolarità della superficie anteriore della cornea o in casi gravi con perforazione corneale in atto si può effettuare un immediato approccio chirurgico tettonico (ricoprimento congiuntivale, cheratoplastica lamellare o perforante).
In alcuni casi, quando la terapia antibiotica è inefficace ad esempio, la cheratoplastica è utile per la rimozione del focolaio settico e per l’esecuzione di esami di laboratorio sul tessuto corneale infetto con lo scopo di individuare l’agente patogeno.
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