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Pachimetria Corneale

15 Aprile 2020

La Pachimetria corneale è un esame che permette di valutare lo spessore della cornea (Figura 1); tale valore si misura in micron (millesimi di millimetro) e i valori normali sono mediamente compresi tra i 520-540 µm.

Pachimetria corneale ottenuta con OCT del segmento anteriore.

Figura 1: Pachimetria corneale ottenuta con OCT del segmento anteriore.

L’esame può essere eseguito con diverse tecniche di cui le più utilizzate sono la pachimetria ad ultrasuoni e la pachimetria ottica (vedi tomografia corneale).

Nella pachimetria ad ultrasuoni lo spessore corneale è misurato con una sonda posta a contatto con la superficie corneale dopo instillazione di un collirio anestetico. L’esame risulta rapido ed indolore, ma richiede una discreta collaborazione da parte del paziente al quale viene richiesto di fissare una sorgente luminosa per qualche secondo. Si possono sottoporre alla misurazione anche i bambini purché siano in grado di collaborare.

La pachimetria ottica non prevede l’istillazione di un collirio anestetico, non essendo previsto il contatto con la superficie oculare ed è meglio tollerata della precedente; alcuni pachimetri ottici possono fornire una mappa pachimetrica che consente di analizzare lo spessore corneale nei suoi vari punti.

Questo esame svolge un ruolo importante nella gestione di alcune patologie come il glaucoma, in quanto fornisce il fattore di correzione necessario ad individuare la reale pressione intraoculare, o nella valutazione di alcune patologie corneali come l’edema corneale e il cheratocono che sono caratterizzate da un anomalo spessore corneale.

La pachimetria corneale è importante, inoltre, per coloro che si devono sottoporre a interventi di chirurgia corneale (chirurgia refrattiva, trapianto di cornea, cross-linking).

Nell’ambito della chirurgia refrattiva, ad esempio, permette di stabilire l’entità della correzione ottenibile, poiché pazienti con cornee sottili spesso non possono correggere completamente il loro difetto refrattivo, questo perché l’eccessiva riduzione dello spessore corneale potrebbe causare uno sfiancamento del tessuto stesso.

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